Gozzo Sorrentino

 

Come nel 1890

I carpentieri costruiscono i gozzi seguendo un antico metodo. Volendo realizzare un gozzo di 7 metri e stabilito il suo impiego, gli artigiani tracciano prima il “garbo” partendo dall’ordinata maestra, poi 7 ordinate verso prua e 7 verso poppa, formando così la sezione maestra della barca, “il suo scheletro”. Continuando dalla sezione maestra verso prua e verso la poppa partono dei righelli curvati, che servono a segnare i punti di sviluppo delle restanti ordinate. Queste prime fasi sono le più importanti e fondamentali nella costruzione del gozzo, poiché dalla traccia del “garbo” e dalla sagomatura delle ordinate dipendono l’armonia e l’idrodinamica dello scafo. Sistemate le ordinate, che sono fissate dalla cinta (le ultime due fasce superiori del fasciame) e dai corredi longitudinali, si passa al montaggio dei bagli che servono a sostenere il ponte di coperta e il pozzetto, autosvuotante, infine si allestiscono le paratie che dividono il vano motore dal gavone prodiero (a prua) e dal pozzetto. Questa prima fase permette di vedere il gozzo nella sua ossatura completa, pronto per essere rivestito con il fasciame.

La cura dei particolari

Realizzata la nuda ossatura della barca, inizia la fase di rivestimento del gozzo. Gli artigiani partono col posizionare il fasciame di coperta (il prendisole) e dei pozzetti con doghe longitudinali, poste parallelamente all’orlo dei trincarini, il legno adoperato è iroko massello. Completata la coperta, si passa al rivestimento delle ordinate: il fasciame impiegato è curvato a caldo, le assi vengono esposte al fuoco dalla parte interna, costantemente bagnate e sottoposte a pressione; ottenuta la curvatura desiderata sono fissate, ancora calde, alle ordinate, con dei morsetti, questa antica tecnica di curvatura, permette alle assi di mantenere inalterata la forma nel tempo. Inizia, adesso, una lunga e meticolosa operazione di modellatura: lo scafo viene piallato lungamente per eliminare gli eventuali bozzi o le irregolarità del fasciame, che altrimenti comprometterebbero l’idrodinamica. Posizionato e piallato il fasciame, si continua con il calafataggio (la resa stagna dell’imbarcazione), posizionando del cavetto in cotone tra le intersezioni del fasciame (comenti). Il calafataggio della coperta in iroko è completato dal sigillante siliconico, un materiale elastico ad alta tenuta. Allestito il bordo superiore con la falchetta, le fresate, gli scamotti e le panchette di poppa, si inizia una prima pitturazione. La vernice usata è una tinta di base con minio sciolto in olio cotto, questo serve per nutrire ed ingrassare il legno, adesso, lo scafo viene attentamente stuccato e levigato, per poi essere nuovamente verniciato.

Personalità colorata

Dopo la tinta di base e la stuccatura, inizia l’ultima e meticolosa levigatura della barca, quindi si alloggia il motore nel suo vano e si ultima l’impianto elettrico con tutti i relativi collegamenti.
La barca è pronta per la verniciatura finale.
La decorazione è importante per gli artigiani, eseguita con cura, caratterizza il gozzo e lo rende completo nella sua armonia estetica.
Nelle versioni “mogano” le falche, le fresate, gli scamotti, i trincarini e le panche poppiere con i relativi ripostigli sottostanti sono in legno pregiato e sono verniciati con soluzioni trasparenti che proteggono il legname lasciandolo a vista, recando al gozzo un antico fascino.
Un lungo e meticoloso lavoro artigianale conferisce a queste barche un fascino nostalgico, rendendole uniche.