Artigiani
prima di tutto

La storia dei Fratelli Aprea è scritta sui volti dei pescatori e degli uomini di mare che da sempre hanno navigato su imbarcazioni nate dal lavoro minuzioso dei maestri d’ascia di questa famiglia.

Un’arte nata a Sorrento e tramandata gelosamente di generazione in generazione. Un legame profondo e indissolubile che lega i fratelli Aprea al mare e a questa terra.

Ancora oggi i gozzi sono costruiti in modo artigianale e con la stessa passione di un tempo, seppure innovativi nelle linee adottate e nel design ricercato. Il risultato finale è un prodotto sempre più esclusivo.

Uomini di mare
e sognatori

Un’azienda creata da una famiglia che lavora ancora nel segno della tradizione e della qualità, cercando costantemente il rinnovamento ed il miglioramento.

Durante la II guerra mondiale la storia dei gozzi cambiò radicalmente; furono impiegati dei vecchi motori di jeep per motorizzare le imbarcazioni, intuizione colta da Franco Aprea che contribuì alla trasformazione delle forme del gozzo sorrentino.

Oggi i fratelli Aprea continuano a lavorare come vuole la tradizione di famiglia, tramandata dal padre Franco e dagli zii e prima ancora dal nonno Cataldo e i suoi fratelli, dal bisnonno Giovanni e più di un secolo fa, dal trisavolo Cataldo, il primo maestro d’ascia della famiglia, colui che dettò le linee guida per la creazione di un simbolo di artigianato e fascino.

Da marina Grande la fama
dei cantieri Fratelli Aprea
ha raggiunto l’internazionalità.

Come nel
1890

I carpentieri costruiscono i gozzi seguendo un antico metodo. Volendo realizzare un gozzo di 7 metri e stabilito il suo impiego, gli artigiani tracciano prima il “garbo” partendo dall’ordinata maestra, poi 7 ordinate verso prua e 7 verso poppa, formando così la sezione maestra della barca, “il suo scheletro”.

Continuando dalla sezione maestra verso prua e verso la poppa partono dei righelli curvati, che servono a segnare i punti di sviluppo delle restanti ordinate. Queste prime fasi sono le più importanti e fondamentali nella costruzione del gozzo, poiché dalla traccia del “garbo” e dalla sagomatura delle ordinate dipendono l’armonia e l’idrodinamica dello scafo.

Sistemate le ordinate, che sono fissate dalla cinta (le ultime due fasce superiori del fasciame) e dai corredi longitudinali, si passa al montaggio dei bagli che servono a sostenere il ponte di coperta e il pozzetto, autosvuotante, infine si allestiscono le paratie che dividono il vano motore dal gavone prodiero (a prua) e dal pozzetto.
Questa prima fase permette di vedere il gozzo nella sua ossatura completa, pronto per essere rivestito con il fasciame.

La cura
dei particolari

Realizzata la nuda ossatura della barca, inizia la fase di rivestimento del gozzo.
Gli artigiani partono col posizionare il fasciame di coperta (il prendisole) e dei pozzetti con doghe longitudinali, poste parallelamente all’orlo dei trincarini, il legno adoperato è iroko massello. Completata la coperta, si passa al rivestimento delle ordinate: il fasciame impiegato è curvato a caldo, le assi vengono esposte al fuoco dalla parte interna, costantemente bagnate e sottoposte a pressione; ottenuta la curvatura desiderata sono fissate, ancora calde, alle ordinate, con dei morsetti, questa antica tecnica di curvatura, permette alle assi di mantenere inalterata la forma nel tempo.

Inizia, adesso, una lunga e meticolosa operazione di modellatura: lo scafo viene piallato lungamente per eliminare gli eventuali bozzi o le irregolarità del fasciame, che altrimenti comprometterebbero l’idrodinamica.

Posizionato e piallato il fasciame, si continua con il calafataggio (la resa stagna dell’imbarcazione), posizionando del cavetto in cotone tra le intersezioni del fasciame (comenti). Il calafataggio della coperta in iroko è completato dal sigillante siliconico, un materiale elastico ad alta tenuta.

Allestito il bordo superiore con la falchetta, le fresate, gli scamotti e le panchette di poppa, si inizia una prima pitturazione. La vernice usata è una tinta di base con minio sciolto in olio cotto, questo serve per nutrire ed ingrassare il legno, adesso, lo scafo viene attentamente stuccato e levigato, per poi essere nuovamente verniciato.

Dopo la tinta di base e la stuccatura, inizia l’ultima e meticolosa levigatura della barca, quindi si alloggia il motore nel suo vano e si ultima l’impianto elettrico con tutti i relativi collegamenti.

La barca è pronta per la verniciatura finale.
La decorazione è importante per gli artigiani, eseguita con cura, caratterizza il gozzo e lo rende completo nella sua armonia estetica.

Nelle versioni “mogano” le falche, le fresate, gli scamotti, i trincarini e le panche poppiere con i relativi ripostigli sottostanti sono in legno pregiato e sono verniciati con soluzioni trasparenti che proteggono il legname lasciandolo a vista, recando al gozzo un antico fascino.